Letteratura, restauro e restauratori

Cosa c’entrerà mai la letteratura con il restauro!

Da qualche tempo mi passeggia per la mente il pensiero della relazione tra restauro e letteratura e  per ovvia conseguenza,  tra restauratori e letteratura

In realtà la letteratura c’entra sempre, c’entra con tutto, pur occupandosi di trattati, storie e narrazioni, non necessariamente reali , ha una strettissima connessione con la realtà e, a volte la determina.

Tutto quanto esiste al mondo di bello, di brutto, di aulico o spaventoso è stato narrato e descritto nella letteratura. La definizione più efficace della letteratura la fece Francesco De Sactis: “Sintesi organica dell’anima e del pensiero di un popolo”

Esiste una letteratura del restauro,   soprattutto per quanto attiene la parte teorica e tecnica. Lo sappiamo bene, chiunque si occupi di restauro si è trovato tra le mani la “teoria del restauro” di Cesare Brandi e la “Chimica del restauro” di Matteini Moles.

Ma il restauratore? La figura del restauratore no, non ha una sua letteratura. Se escludiamo Giovanni Secco Suardo … che guarda caso è l’unico teorico e restauratore che tutti ricordano. Il restauratore viene citato in questa o quella norma, ne  vengono delineate le caratteristiche o i percorsi formativi, ma da qui ad avere una letteratura dedicata … ce ne passa.

Arrivo subito al punto della questione, una figura professionale non esiste senza letteratura!

Proviamo a pensare a tutte le categorie sociali da  quelle antiche a quelle contemporanee, nobili e guerrieri, senatori e gladiatori, concubine, nobildonne, streghe e meretrici,  porporati, cappellani, dottori ed avvocati, artisti, minatori, impiegati e bibliotecari,  mondine, casalinghe, pazzi, barboni e letterati, studenti, sfaccendati, ladri ed assassini, contadini, operai, commercianti e salumieri, fruttaioli e pescatori e … potrei continuare per chissà quanto ancora, ma giusto per dare un idea di quante figure ha delineato la  letteratura.

Ebbene, tutte le categorie sociali hanno una letteratura dedicata. Di alcune di loro, estinte nel tempo, ne conosciamo le caratteristiche proprio grazie alla letteratura. Probabilmente oggi non sapremmo dell’esistenza  di alcune di queste categorie se non ne esistesse una letteratura, pensiamo ad esempio ai gladiatori, come potremmo immaginare della loro esistenza, si certo sono riprodotti nei mosaici e nelle sculture ma la letteratura ci fornisce i dettagli, li colloca socialmente e ci fa percepire il loro respiro.

Gli artisti sono descritti nelle “Vite” di Vasari, i cafoni della Marsica hanno trovato la loro voce in “Fontamara” di Ignazio Silone, i piccoli impiegati sono descritti in modo geniale e profondo nel “Castello” di  Kafka, lo strano personaggio affetto da epilessia è descritto nel “L’Idiota” di Dostojewsky, i padri fondatori dello stato ebraico sono descritti in “una storia di amore e di Tenebra” di Amos Oz, i filatori  della seta sono descritti nei “Promessi Sposi” di Manzoni, e poi quasi tutto il resto delle categorie umane sono descritte in “Guerra e pace” di Tolstoj…

Ma, i restauratori, quelli no, forse si tratta di mia ignoranza in materia ma non conosco letteratura di rilevo che parli dei restauratori.

… Allora il mio pensiero si sposta: “cosa fare di sensato per porre rimedio a questa lacuna”

In questo momento storico dove vengono riconosciute e tutelate tutte le categorie di professionisti ed artigiani dall’ingegnere all’idraulico … fatta esclusione per i restauratori.  Colmare la lacuna letteraria sulla figura del restauratore diviene importantissimo.

Per cui mi sento di fare un appello a tutti i colleghi che amano scrivere, a tutti gli scrittori in cerca di un soggetto, scrivete di noi,  scriviamo di noi, parliamo dei restauratori, della nostra arte e delle nostre vite. Contribuiremo a “memorizzare” nella storia letteraria la nostra figura. Saremmo dei pionieri. Potrebbe essere un azione salvifica, benefica ed umanitaria, salveremmo una specie dall’estinzione, facciamolo come lo faremmo per il panda della Cina o per il lupo della Maiella

Così sarà più difficile  fingere che la categoria esista, poiché non esistiamo in letteratura!

Vogliamo quantomeno rendere più irto il cammino di chi non vuole riconoscerci? Direi che ne vale la pena, anche solo per garantirci una solenne risata.

 

Testi e immagini SilviaConti©RestauroConservativo

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