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Il dilemma del piccione

In questo articolo vorrei parlare del dilemma del piccione

Chiunque si occupi di restauro dei monumenti sa bene di quel che parlo, ma anche il resto dell’umanità penso possa essersi trovata una qualche volta di fronte alla questione.

Aggirandosi per molte città, basta alzare lo sguardo per scorgere, all’apice dei palazzi e dei  monumenti di interesse storico artistico, una strana selva di punte aguzze che adorna la sommità degli elementi decorativi, come dei minuscoli fili spinati che volgono le loro esili braccia al cielo.

Quelli sono i sistemi anti piccione

Strumenti costruiti con l’ingegnosità bellica difensiva, repellenti e repulsivi, che hanno il fine di non far appoggiare i volatili, i piccioni in particolar modo, sulle piccole sporgenze e sugli elementi aggettanti di sculture e palazzi.

Non me ne vogliano le ditte produttrici di questi minuscoli strumenti bellici, ma quando vedo i palazzi decorati da queste curiose metalliche capigliature a spazzola, mi vien da pensare che preferirei vedervi un piccione appollaiato!

Così il dilemma: se sia meglio un piccione appollaiato o l’architettura “spinosa” si risolve nell’evidenza del peso estetico di questa seconda opzione.

Penso che questi strumenti inficino la percezione, la corretta lettura architettonica delle facciate, sopratutto quando sono tanti e costanti su ogni minima sporgenza architettonica. Inoltre accade di vedere questi strumenti posti anche sugli elementi di rilievo scultoreo, magari non restaurati, ma ricoperti di queste punte fissate in ogni anfratto. Ovviamente con della resina epossidica bi-componente che, come tutti sanno, brilla per reversibilità!

Infine se posso aggiungere una nota di esperienza personale, quando mi è capitato di rimuovere, in occasione di restauro, questi strumenti ormai vetusti erano un ricettacolo di sporcizia, piume e guano, alla faccia di chi pensava potessero essere un deterrente.

In fondo i piccioni hanno la caratteristica  di essere quei volatili che maggiormente si sono adattati alla vita sociale dell’uomo e per questo li odiamo. Lanciandomi in uno psicologismo da quattro soldi, mi viene da pensare che sia  perché sono lo specchio della nostra umanità cittadina.

Del resto, lo so bene cosa accade quando si sale su di un campanile, pensando di osservare le caratteristiche degli intonaci della cella campanaria … non è un piacere trovarsi in un mare di concime.

Eppure continuo a pensare che tutto questo sarebbe risolvibile mettendo al centro la manutenzione. Spendendo quattro soldi, ogni anno con cadenza regolare, per mandare una ditta di restauro con una cesta a rimuovere i depositi superficiali incoerenti. Un lavoro di due giorni ogni anno … ce la possiamo fa?

 Che dite?

Testi e immagini SilviaConti©RestauroConservativo