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La litania del restauratore

Litania dei restauratori

Ovvero

I Corsi e ricorsi storici di una tragicommedia all’italiana

Ma vi pare giusto? È mai possibile che quando si tratta di restauratori tutti i governi, le prefetture, le strutture ministeriali e i più reconditi uffici debbano sbagliare il tiro?

Restauratori chi?

Premessa siamo alla fase 2 della pandemia COVID19 i cantieri riaprono ma non quelli di restauro, chi se lo sarebbe mai aspettato. A dire il vero mi sarei stupita se non fossimo caduti nell’ennesimo equivoco … ma poi si è recuperato e  non senza “stile”!

 Restauro, la professione dell’equivoco. Nati per sbaglio, cresciuti nell’ombra e certificati per sfinimento!

 Restauratori … una professione che si è venuta formando lentamente in tempi moderni, partita da un attività anticamente riservata agli artisti che intervenivano su opere deteriorate appartenenti ad artisti a loro precedenti. Interventi di pensiero e modalità a loro contemporanea. Da li, con lentezza, sino all’affermarsi della nuova coscienza; che le opere andassero conservate nella loro essenza e l’intervento non dovesse prevaricare ed imprimere un proprio stile.

Ed ecco i giorni nostri, non più artisti ma operatori dell’arte che la conoscono ma non troppo, che la toccano ma la rispettano . Artigiani, forse muratori? Falegnami? Tappezzieri? Maestri pseudo artisti? O forse stregoni che cuociono pozioni in grandi pentole maleodoranti? mi sa che quest’ultima è la più probabile

Insomma davanti al guazzabuglio che è la nostra professione non si poteva certo pensare che fosse comprensibile a dei razionali burocrati cosa si faccia veramente, quale sia la nostra professione e per di più suddivisa e diramata in una moltitudine di specializzazioni e categorie.

Certo è  che  l’inserimento del restauro in una categoria preesistente è, tra le tante follie vissute da ognuno di noi, quella che per certo ne può generare altre, all’infinito. Pensare una categoria ATECO specifica per la professione, immagino fosse  troppa fatica da dedicare ad un drappello di squinternati che si fatica a comprendere cosa facciano davvero.

Del resto è comprensibile che si sia considerati attività d’intrattenimento poiché è innegabile che sotto ai nostri ponteggi, attorno alle nostre operazioni  museali si creino costantemente dei drappelli di curiosi … chi può negarlo

Così ci tocca alzare la voce, pestare i piedi e soprattutto cercare vie d’uscita da quella costante e opprimente sensazione di essere sempre e costantemente fuori posto.

… riusciranno gli squinternati restauratori a far sentire le loro ragioni?

Ebbene si! La fievole voce dei restauratori è stata udita: appelli delle associazioni di categoria, interpellanze, raccolta firme …. ed ecco la risposta, tra le FAQ del consiglio dei ministri una nota buttata lì, tra le tante. I restauratori possono lavorare, certo che sì!

Ha quel sapore un pò stucchevole di quando, finito di scalmanarti per una giusta causa, la risposta passa per ovvia e banale, tipo … Hmbe? Ce lo potevate di!

 

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SilviaContiRestauroConservativo

Restauro – Esercizio di osservazione 1

Il campo del restauro, come tutti gli adepti sanno, è vasto e multiforme ed è veramente difficile poterlo contenere in semplici definizioni o parametri.

 Molto frequentemente viviamo di stereotipi, ma è normale, la mente umana ha necessità di schematizzare e paragonare per comprendere. Credo che il modo più semplice per comprendere gli aspetti più complessi del restauro sia proprio il paragone e da quello passare ad un osservazione più profonda, una catalogazione delle similitudini e delle differenze per giungere infine alla comprensione e all’analisi di un manufatto o opera d’arte. E’ un sistema complesso di conoscenze e raffronti che si incrociano. Domande che generano altre domande. Risposte o indizi che inviano a periodi storici o luoghi. Non è semplice ma vorrei provare a parlarne

 Il dipinto che tanto amiamo, come è fatto? Da quali materiali è composto? Quali tecniche sono state utilizzate? Quando? Dove? Queste sono le domande giuste per approcciarsi al mondo del restauro. Perché prima di agire ed intervenire sull’opera d’arte con  tecniche che si possono apprendere agevolmente in qualsiasi corso o su qualsiasi testo di restauro,  è fondamentale comprenderne l’essenza. Senza questo passaggio il mondo del restauro resterà precluso.

Vorrei   fare degli esempi, per step, che aiutino ad entrare nel campo del restauro

Ho pensato di descrivere alcuni esercizi utili o propedeutici alla conoscenza delle opere, chi non si occuperà di restauro potrà comunque utilizzarli per comprendere un’opera d’arte, arredare una casa, acquistare un oggetto di antiquariato e molto altro

 

Il primo passo e quindi il primo esercizio consiste nell’osservazione della materia e il suo riconoscimento

Intonaco antico di malta di calce idrata con tracce di colore ocra gialla

Pietra arenaria gialla

Granito rosa

Cemento portland

Lacerto di dipinto a fresco su intonaco di calce idrata

Saper riconoscere un materiale, utilizzando i semplici sensi a nostra disposizione come vista e  tatto non è sempre facile e scontato come potrebbe apparire. Quando poi si tratta di opere di grande valore il tatto va escluso dalle possibilità d’indagine e resta la sola osservazione

Quell’immagine che ci è capitato di osservare è dipinta o stampata? Si tratta di colore ad olio, a tempera, acrilico o inchiostro da serigrafia? . E il supporto? Su cosa è stato realizzato; tela, tavola, cartone o materiale sintetico?

La cornice della finestra di casa mia è di pietra, di marmo, di intonaco modanato oppure di un conglomerato artificiale tipo graniglia?

Vi lascio con questa riflessione sui materiali, al prossimo articolo altri dettagli e qualche segreto sul riconoscimento della materia

 

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SilviaContiRestauroConservativo

Pasqua 2020

Buona Pasqua 2020

Si fa presto a dire Buona Pasqua e chi l’ha mai vissuta una Pasqua simile!

Che si fa per Pasqua, si va per musei? Magari un viaggio all’estero? Quest’anno preferirei il mare! No, io resto in famiglia, siamo in 24! Poi le celebrazioni, io voglio andare in duomo, io nella capitale ed io nella chiesetta di campagna

Nessun problema quest’anno grazie al nostro virus virulento abbiamo sventato il dilemma in merito a “che fare”. Si resta a casa, l’ha deciso il virus per noi!

Detto così fa brutto, ed anche triste, ma per chi ogni anno era in cerca di emozioni e avventure sempre più grandi e uniche, quest’anno potrà mettersi comodo. La Pasqua più incredibile della nostra vita ci è servita su un piatto d’argento

E, per restare in linea con le tematiche del blog, dove ci si occupa di restauro …  per una volta a Pasqua non avremo scadenze e consegne: il dipinto, la Chiesa,  l’arredo sacro, l’inaugurazione. Veloci, veloci che serve per Pasqua! Quest’anno tutto tace! Tace di fronte ad una moltitudine di tragedie umane che si consumano ogni giorno in silenzio e che fanno sentire piccole e stupide tutte le ansie di cui abbiamo farcito la nostra esistenza

Avremo tempo per pensare

Avremo  tempo per sperare

Avremo tempo per sognare

 

Per pensare alla caducità ed alla fragilità dell’uomo e dei sistemi sociali e finanziari su cui avremmo scommesso senza indugio sino a poco tempo fa!

Per sperare che il significato profondo della Pasqua si concretizzi presto per ognuno di noi. Nel significato dell’esegesi Ebraica e Cristiana: di libertà per il Pesach Ebraico e rinascita per la Pasqua  Cristiana.

Per sognare di tornare a vivere liberi, arricchiti da una nuova e profonda esperienza umana  e  gratificati da nuove avventure professionali.

Un pensiero speciale a chiunque si occupi di beni culturali, restauro ed arte in genere  … e,  allietata dalle note sublimi del tosa erba del vicino, vi mando i miei migliori Auguri di buona sopravvivenza e di rinascita

Buona Pasqua

 

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SilviaContiRestauroConservativo

Il tempo sospeso

E chi l’avrebbe detto mai. Tutto questo tempo per noi!

Improvvisamente distolti da una routine vorticosa di corse affannose  e di eterni ritardi, catapultati in un tempo largo. Immersi in una moltitudine di ore giorni e notti che non sono più uguali.

Quando correvamo per centinaia di chilometri  tra luoghi, problemi e persone diverse, i giorni erano uguali! Ora no, non sono più uguali tra loro.

Sarà che ci tocca assaporare  ogni sfumatura della minima variabile dell’attività umana. Sarà l’attività stessa del pensiero che corre libera, più libera di prima, più libera che mai

È il tempo sospeso!

È lui!  Da non confondere con “il tempo perduto” e quello “ritrovato” di Proust. Eppure un assonanza si intravede,  in quell’opera di Proust dove il tempo si dilata nei lunghi e complessi periodi di una scrittura  che si bea della propria stessa bellezza.

Così per noi, ovunque ci si giri c’è tempo, qualsiasi attività si intraprenda non ha scadenze. Non eravamo abituati! Si percepisce una strana vertigine. Probabilmente non avremo risultati sublimi come fu per la scrittura di Marcel Proust ma possiamo provare ad approfittare di questo tempo sospeso per cercare il meglio di noi

In questa convivenza indotta e inaspettata  con noi stessi che non lascia spazio agli orpelli;  niente ruoli, niente fughe.  Ovunque ci si giri la nostra essenza resta lì a guardarci negli occhi. Costretti a fare i conti con noi stessi. Paure, successi, fallimenti, sogni e speranze, prospettive e incognite. Noi e la nostra realtà!

Si consuma uno scontro mite tra verità e percezione, tra realtà e credenza comune. La realtà spesso non ha interesse a mostrarsi, è meno vanesia della finzione perché forte della propria verità.

Curioso che ciò accada, proprio in questi tempi nei quali non è cosa facile distinguere il vero dal presunto tale.

 

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SilviaContiRestauroConservativo

Restauro e poesia

In questo articolo ho deciso di pubblicare due poesie, premetto che me ne vergogno

ma del resto:

Ogni cretino scrive poesie

Ogni idiota cogita in versi

Vi sono più aspiranti poeti che artisti 

La poesia è trasversale sgorga dall’anima, che tu sia chierico, dirigente o ferroviere sognante 

In tutti gli esseri banali si nasconde una vena poetica 

Nel recondito anfratto dell’ego sensibile, ognuno è poeta 

Tra questi anch’io 

Mi presento, mi chiamo Silvia e … se ci volete credere, qualche volta scrivo poesie ma, per fortuna, me ne vergogno 

La seconda poesia è sulla professione del restauro … e dopo questo, la mia vena poetica tornerà nell’ombra!:

Vecchie carabattole, oggetti smembrati dalla superficie polverosa in androni vuoti 

Ponteggi impervi in faccia al vento, luoghi irraggiungibili, nati per essere veduti, amati ma non toccati

Caciara di tubi e compressori alternati a silenzi infiniti, tracce di pensieri perduti, alti e lontani

Ricerca di labili frammenti nella fragilità della materia a cui allungare il tempo

Tentativi falliti di testardaggine e pazienza, infine il risultato seguito da effimere celebrazioni e urgenti relazioni 

Si svuotano gli spazi dall’ingombrante presenza  riprende la vita quotidiana di oggetti e luoghi  

Riprende il nostro pellegrinaggio verso nuove superfici polverose

“Addio monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo … quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana.” diceva Manzoni, poiché infine

La professione del restauro è il legame indissolubile dell’anima alle cose che non è dato negare

 

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SilviaContiRestauroConservativo

Virus e restauro

CO-VID 19,  restauro e cavoli a merenda!

Oggi desidero aggiungere un mio pensiero  all’attuale situazione italiana, quella lombarda in particolare. Il contingente problema legato alla diffusione dell’epidemia virale del virulento virus, che si è introdotto con prepotenza nei nostri pensieri  e ha fatto breccia nelle nostre ansie, penso con tristezza alle ricadute su economia e lavoro  e, come sempre raffronto il tutto al nostro mirabolante  mondo del restauro.

Penso alla mia regione a quell’incredibile città che è Milano, capace di ricrearsi sempre e, da sola, trascinare le sorti di un intero e squinternato paese, sulle proprie spalle larghe fatte di  lavoro, poche scuse e tanta abnegazione. Milano non permetterà che tutto quanto venga rovinato dall’impropria gestione di un evento improbabile ma possibile!

e per noi restauratori? Noi restauratori continuiamo a lavorare, nelle chiese più vuote, nei cantieri all’aperto, abbiamo qualche timore, applichiamo regole e restrizioni ma capita persino di trovare parcheggio sotto al ponteggio.

Certo per noi che siamo abituati a rimuovere i depositi di polvere da sopra i cornicioni, che se ne stavano li dal 1560 e potrebbero contenere le spore della peste  del 1630, che entriamo come astronauti nelle celle campanarie dove nidificano i piccioni con tute di carta spaziale e mascherine di carnevale, che rimuoviamo ragnatele nere come la pece. Ecco per noi tutto quanto sta accadendo ha un non so che di  “casalingo” , un sentore di vaga normalità. Nel senso che per noi arrivare a casa e spogliarsi sull’uscio per non introdurre “schifezze”, costruire ponti sanitari tra la porta d’ingresso, la lavatrice e la doccia è cosa da tutti i giorni. Mangiare in posti improbabili e sviluppare anticorpi grandi come lontre pure. (vedi articolo “I restauratori e il cibo”)

Tutto piuttosto normale per noi … se vi fosse bisogno di qualche dritta, contateci!

Il dato incredibile è che sono calati drasticamente i pensionati in osservazione ai cantieri, e quasi ci fa tristezza, vorremmo andarli a chiamare e dire: ” ci manca tanto la vostra opinione”!   In definitiva ciò che manca è la tranquillità del contatto umano

E mentre confido nell’incrollabile razionalità del nord Italia spero che tutto si traduca in utile lezione e  ci aiuti a scegliere in futuro governanti e dirigenti esattamente come se scegliessimo un manager aziendale. Poca apparenza  e tanta competenza!

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SilviaConti  RestauroConservativo

 

Auguri Natale 2019

Ecco le feste!

Natale per i cattolici, Channuka per gli ebrei: più o meno corrispondono. Corrispondono al solstizio d’inverno quando la luce del sole raggiunge il punto più basso e da lì riprende a crescere, una nuova era, una nuova luce e nuova speranza, ogni anno. Così  ci si ritrova avvolti da una coltre di irreale misticità. Diviene più spontaneo, quasi necessario rivolgersi ad un entità superiore, al proprio Dio, rivolgere il proprio pensiero per chi soffre e rivolgerlo a se stessi. Diviene  lecito chiedere e persino sognare … Ed è uno dei pochi momenti dell’anno in cui gli adulti se lo possono permettere!

E, per restare in linea con le tematiche del blog, dove ci si occupa di restauro …  cosa sogna un restauratore, cosa un estimatore del restauro

Il restauratore sogna certo di riuscire a consegnare il lavoro per Natale, delle nuove spatole a foglia d’ulivo forgiate a mano e, il più intrepido una nuova auto … per caricarci un intero cantiere!

Un amante dell’arte ed estimatore del restauro sogna di poter viaggiare e vedere altre opere e altre nuove città 

Ognuno di noi sogna nuovi interventi di recupero del patrimonio storico artistico

Quindi il mio augurio:

Che vi sia Nuova e più profonda coscienza civile nella conservazione dei Beni Culturali e nuovi importanti restauri per tutti, per chi li esegue, per chi se li godrà … un desiderio a scelta per chi ha altro per la testa!

 

 

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SilviaContiRestauroConservativo

Storia di un amore primordiale, restauratori e ponteggi

In questo articolo vorrei parlare dei ponteggi, della loro storia e del rapporto, stretto ma non sempre idilliaco, tra i restauratori e le opere provvisionali

Chiunque si occupi di restauro e, non specificamente nelle categorie “da laboratorio”. si troverà prima o poi  coinvolto nel complesso rapporto di odio ed amore con il ponteggio.

Il ponteggio costituisce quella complessa forma provvisoria di elementi modulari che consentono di raggiungere l’opera d’arte ed eseguirne il restauro.

Si suddividono grossomodo in due tipologie quelli che avvolgono e racchiudono l’opera d’arte, come nel caso di facciate esterne o monumenti. E quelli che  ne sono contenuti come nelle volte delle chiese

Il sentimento  di insofferenza che viene maturato dai restauratori nei confronti del ponteggio è presto descritto; Difficilmente il ponteggio, studiato per l’edilizia, risponde alle esigenze del restauro per cui diviene scomodo e faticoso. Nonostante le accurate e cavillose  normative è spesso pericoloso e, delle “zuccate” che ogni operatore del settore ha sentito risuonare nella propria testa … si è da tempo perduto il conto!

Ma parliamo ora dell’aspetto amoroso! La parte affascinante, che fa scattare la scintilla d’amore  sta in quella specifica caratteristica che consente di raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili e nel contempo crea delle nuove, illusorie, temporanee quanto improbabili ambientazioni! Viste mozzafiato e anfratti magici. In buona sostanza diviene ciò che quasi tutti i bambini hanno sognato almeno una volta nella vita, la casa sull’albero! Esclusiva e inaccessibile! E per ogni restauratore il ponteggio costituisce il suo personalissimo insediamento strategico!

Il concetto che noi abbiamo ora acquisito di ponteggio è parecchio dissimile da quello diffuso nei secoli passati, ma in realtà sino a pochi decenni addietro. Il ponteggio esiste da che esiste l’architettura, certo non nell’accezione moderna. Nell’antichità era spesso costituito da un castello ligneo su piccole ruote piene, anch’esse lignee o di pietra.

Semplici quanto incredibili sistemi di leve e corde erano utilizzate per issare i grandi conci che costituiscono i templi

 

Per secoli il ponteggio è stato un’impalcato ligneo costruito e  fissato nelle giunzioni con chiodi e corde e soprattutto infisso nel muro in quelle che in gergo tecnico si chiamano “buche pontaie” che possiamo tranquillamente individuare in molti degli edifici storici che ci circondano

dentro a questi alloggiamenti che poi sono destinati ad essere  ricoperti e mascherati dall’intonaco, venivano infissi i travi orizzontali, mentre quelli verticali poggiavano a terra. Struttura principale sulla quale si reggeva l’intero impalcato di assi e collegamenti

 (si veda questo esempio di ponteggio settecentesco in questa stampa, in vendita dalle casa d’aste Pandolfini )

Tutt’oggi nei paesi nordafricani e africani si eseguono ponteggi con elementi lignei che vengono fissati agli incroci con corde bagnate, che grazie al clima molto caldo e secco si essiccano rapidamente stringendo saldamente il legname

 (Ponteggio Egiziano contemporaneo)

I nostri ponteggi, quelli che pensiamo siano sempre esistiti, nascono da un’idea dell’Ing. Ferdinando Innocenti ,  brevettata nel 1935, che ebbe la grandiosa intuizione di studiare un giunto mobile per fissare i tubi della ditta Dalmine, che detto per inciso, fino a quel momento servivano solo per incanalare e trasportare fluidi. Da questa idea nacque  la più flessibile e geniale modalità di costruzione di impalcati temporanei, versatili e resistenti. Tutt’oggi insuperata

Da lì nasce il nostro ponteggio detto giunto-tubo, il resto sono evoluzioni dell’idea primordiale come il ponteggio fisso prefabbricato a “cavallette” comunque compatibile con il sistema giunto tubo, piccole intuizioni, limature e aggiustamenti, soprattutto normativi.

Anche il versante normativo che … tranquilli, non intendo trattare in questa sede, sotto il profilo storico evolutivo riserva molte sorprese. Il primo vero impulso per la normativa in materia di sicurezza e quindi di ponteggi, arriva con l’applicazione del Trattato di Roma del 25 marzo 1957. che, manco a dirlo, in Italia trova la sua attuazione, con tutta calma, nella prima vera normativa del  12 giugno 1989 nella la famosa legge n. 89/391/CEE, seguita dall’altrettanto nota legge 626 del 1994

Proviamo a pensare  per esemplificare che, sino a quella prima normativa del 1989,   il posizionamento di scale tra un piano e l’altro era del tutto inusuale e non specificamente imposto da nessuna normativa. Per cui sino al 1989 il passaggio da un piano all’altro del ponteggio poteva essere effettuato si mediante scale, ma solo per i cantieri più sofisticati. Per la maggior parte era fatto mediante arrampicata libera, cosa che oggi è del tutto impensabile . 

Anche i piani o impalcati non erano in lamiera regolare come oggi siamo abituati a vedere, bensì di tavole lignee che spesso si differenziavano tra loro per lunghezza e spessore che non era strettamente necessario legare o fissare in alcun modo e, sino all’affermarsi della normativa 626, furono largamente utilizzati i pannelli multistrato da cassaforma

Chi tra i restauratori ha maturato qualche anno di esperienza potrà certo ricordare improbabili e tremebonde strutture chiamate impropriamente ponteggio e diffuse in tutta la seconda metà del ‘900, quelli per cui era necessario accomandarsi a  tutti i Santi del Paradiso nonché  agli Dei dell’Olimpo per mantenere salva la pelle. E coloro i quali sono sopravvissuti ai ponteggi degli anni 70 e 80 del ‘900 è fondato pensare che siano dotati di segreti poteri , dei super poteri!

 

 

Testi e immagini (tranne la stampa di Pandolfini)

 

SilviaContiRestauroConservativo

Il Natale dei restauratori

Tanti Auguri di Buone Feste

 

Normalmente inizia così! Una frase che già nasconde il profumo di case in festa, luci, panettone e pranzi infiniti

Ma cos’è il Natale, a parte i significati religiosi, dal punto di vista antropologico non è che una reazione chimica, molto delicata e dal precario equilibrio, basta un nulla, una piccola variazione, una folata di vento, un variabile di troppo per rovinare tutto

Il Natale per i restauratori e per chi lavora nell’ambito dei Beni Culturali può nascondere mille e più risvolti imprevedibili

  Tanto per cominciare Natale è la data deputata per la consegna di qualsivoglia lavoro, non importa se lo hai cominciato a novembre. Consegna entro Natale, prima delle feste, prima della fine anno. Entro e non oltre Natale!

Come dei forsennati, ogni anno, ci si trova a terminare lavori e progetti entro Natale, per poi consegnarli oppure inviarli agli uffici competenti: comuni, regioni, soprintendenze, curie, parrocchie prima di Natale così da far felice la committenza ed onorare il contratto, pur sapendo che del tuo progetto, del tuo lavoro, nessuno avrà tempo di  accorgersi fino almeno alla metà di gennaio.

 Poi ci sono i bandi di gara pubblicati il 22 dicembre con scadenza il 7 gennaio. Il responsabile del procedimento è finalmente tranquillo, ha fatto il suo dovere, il sindaco ne sarà certamente felice, ma chiunque vorrà partecipare a quel bando avrà un netto di tempo di qualche ora per adempiere alle procedure e partecipare … praticamente una rocambolesca corsa contro il tempo.

 Infine ci sono i cantieri …  ti stavi aggirando per il cantiere con la maglietta leggera e pensavi: “vabbè ho tempo sino a Natale” e poi ti volti, addosso hai una stratificazione di abiti, pari a tutto il catalogo Quechua di Decathlon, il sagrestano sta addobbano le lesene che stai restaurando e Natale è alle porte. Un tuffo al cuore una fitta al pensiero, un irrefrenabile desiderio di fuga e la cruda realtà davanti a te … Oddio non ce la farò!!! Tranquillo ce la farai, ma quando tornerai a casa trascinandoti sui gomiti, ti aspetteranno tutti i festanti preparativi per il Natale.  Tanti Auguri … di buona sopravvivenza, collega!

Perché il concetto di Natale nasconde il pensiero recondito ma molto radicato nell’animo umano di “fine”, eppure  Natale è nascita e nuova vita. Forse per predisporsi al nuovo, nuova vita, nuova luce, nuovo anno si vuole finire tutto il pregresso. Ok ma noi siamo dediti alla conservazione pensiamo al nuovo, ma conserviamo il vecchio e qualche volta conserveremmo anche il vecchio anno … abbiate pietà di noi!

E non  vi è questione religiosa che tenga, che tu sia di religione ortodossa, cristiana, ebraica, induista, mussulmana, buddista, oppure ateo o agnostico, se vivi in Italia, la frenesia del Natale ti coinvolgerà  inesorabilmente

Tanti Auguri a tutti voi … resistiamo!

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SilviaContiRestauroConservativo