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Tracce di storia parallela al tempo del COVID19

 Tra ottobre e novembre del 1630 entrò a Milano il primo contagiato della peste, una fonte storica lo dice proveniente da Lecco il 22 ottobre e la seconda fonte dice fosse giunto da Chiavenna il 22 novembre, non si sa chi abbia ragione dei due ma il fatto vero è che la peste dilagò, incontenibile come un fiume che rompe gli argini e si diffuse in tutto il nord Italia con alcune propaggini anche in Emilia e Toscana, la mortalità tra la popolazione variò tra il 30 ed il 60%

Prima di quella pestilenza vi fu la carestia,  la morte di Vincenzo II Gonzaga, qualche guerra ed una diffusa situazione di instabilità e decadenza

Era il 21 novembre 1631 Milano e gran parte del nord Italia si risvegliava del più atroce degli incubi e non sapeva se essere felice per l’agognato risveglio o disperata per la devastazione

Bella sfortuna trovarsi a Milano nel 1630 mi dicevo, mentre studiavo i tomi dell’esame di storia moderna. La cosa che più mi colpì fu la vicenda dei protagonisti della corrente artistica del ‘600 lombardo praticamente azzerata dalla peste. Si era infatti portata con se artisti come Cerano, Daniele Crespi e  il committente per eccellenza, il Cardinale Federico Borromeo. Sono rimaste le loro opere, le collezioni e l’Accademia del Cardinale “Fedrigo”, destinata a scrivere la storia dell’arte e del collezionismo, ma quella corrente no, il pensiero, l’anima di quel periodo storico si era dissolta.

Eppure alcuni raffronti con la situazione attuale presentano assonanze interessanti

Era il 22 febbraio 2020 a Codogno, il primo caso di corona virus veniva riconosciuto, prestò dilagò in tutta la Lombardia Qualcuno dirà che ce n’era stato uno prima, a Bergamo

 Prima del COVID19 vi furono anni di incertezza economica e decadenza sociale, mancanza di rispetto per la natura e rappresentanti politiche degne dei costumi decadenti. Situazione comune, diffusa più o meno in tutto il mondo

Bella sfortuna essere restauratrice, od occuparsi di arte in piena pandemia COVID19, mi dico!

 Negli studi storici si impara che la storia non procede in modo lineare come potrebbe sembrare ma è   un intreccio di eventi e sentimenti comuni.  Qualche evento finisce prima di altri e di nuovi se ne aggiungono, coesistono, mentre il sentimento permane e cambia in modo inaspettato e mai in corrispondenza degli eventi, sempre prima o dopo. Vi sono solo casi rarissimi nei quali tutto si interrompe e riparte in modo nuovo. Pochissimi nella storia dell’uomo.

 Ma chi mai l’avrebbe detto che ci saremmo trovati a vivere come attori principali uno degli eventi che segnerà la storia. Questo troglodita COVID19 che sta spazzando a colpi di ramazza il sentimento che regge la nostra società, il rischio è grande ma potrebbe avere risvolti positivi di rinascita sociale.

Se avremo il privilegio di sopravvivere potremo essere protagonisti di una stagione nuova forte della consapevolezza della fragilità umana

 

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SilviaContiRestauroConservativo

 

 

 

Il nodo del Restauro – Gli errori del committente

Questo articolo, è il secondo di una serie dedicato al committente dei lavori di restauro, in questo secondo scritto parlerò specificamente dei più comuni  errori  nei quali incappa il committente sia esso privato che pubblico quando affronta un problema o un lavoro inerente il restauro

 

 1 – Il primo e più comune errore che il committente  privato compie è di fatto un sentimento, il timore nei confronti professionista del restauro. Questi mitologici streghe o stregoni che vivono nelle grotte (dipinte) e che parlano un idioma saccente e incomprensibile. È bene sfatare questo mito, un bene per i restauratori, per il committente e sopratutto per l’opera da restaurare. Poiché in alternativa il committente privato finisce per rivolgersi a praticoni più o meno improvvisati a danno del suo portafoglio ed ovviamente dell’opera. Si perché l’amico dell’amico che fa tutt’altro ma che certo sarà in grado di restaurare … nella maggior parte dei casi non è neppure economico!

 2- Il più comune errore che compie il committente pubblico sta a monte del restauro stesso, si trova in fase progettuale e forse prima ancora in quella ideativa dell’intervento. Quando si pensa che il restauratore non serva e si demanda tutto al progettista incaricato. In questi casi, se il progettista non è abbastanza avveduto di recuperare un restauratore per suo conto, si trovano computi metrici improbabili trasposti pari pari dai prezzerai edili con voci e materiali inutilizzabili nella realtà di un restauro conservativo. In seguito a ciò si generano spesso situazioni ingestibili tra appaltatori, direzione lavori, Soprintendenze e committenti. Dei temibili guazzabugli di difficilissima risoluzione

 3 – L’errore più diffuso nei casi in cui il committente sia uno studio di progettazione è strettamente legata ad un’antica percezione che certi studi di progettazione hanno di se, quella di dover essere in grado di fare tutto, anche quello che non conoscono . E, qualora si rendano conto di avere qualche lacuna in campo del restauro … pensano di risolvere brillantemente il “gap” chiedendo un preventivo ad una ditta di restauro, proponendo il lavoro che stanno progettando senza specificare nulla, nemmeno le fasi di lavorazione previste. La ditta, ignara, formula la sua offerta al ribasso, che è frutto di un idea personale  e non riferita ad un progetto predefinito . Il professionista piglia l’offerta o preventivo e lo mette pari pari nel computo metrico. Sul quale verrà chiesto a malcapitati restauratori, normalmente altri malcapitati rispetto al primo, un offerta al ribasso. Questa è la modalità per fare una gran confusione e ottenere  prezzi da strozzini. E alla fine la ditta che fa il lavoro la si trova, ma farà ben meno e probabilmente ben peggio di quanto ci si dovrebbe aspettare.

 4 – Altro errore molto diffuso in caso di restauro architettonico consiste nel chiamare il restauratore quando tutti i professionisti e artigiani sono già intervenuti, come si farebbe in caso di un dipinto su tela o di un oggetto prezioso. Poniamo che l’oggetto di restauro sia la bifora piuttosto che la fascia sotto gronda o il lacerto di affresco di una facciata . Quando si procede in questo modo solitamente il risultato finale  è slegato disarticolato e l’elemento oggetto di restauro un francobollo nel vasto mare dell’edilizia comune. È di fatto probabile che il restauratore debba intervenire verso la fine dei lavori ma l’opportunità  di coinvolgerlo sin da subito potrebbe aiutare ad affrontare l’intero intervento con maggiore organicità e rispetto per l’intero manufatto.

 5 – un diffusissimo errore della committenza consiste nel confondere il progetto di restauro con il preventivo di restauro.  In realtà sono due atti professionali distinti e l’uno non sostituisce l’altro! Il progetto è uno studio accurato del manufatto da restaurare, il più oggettivo possibile,  correlato di una proposta d’intervento. Il preventivo è di fatto un offerta economica per realizzare quel dato intervento, ed ha la caratteristica di essere del tutto soggettivo. Il problema che sorge immediatamente agli occhi del committente  è che il progetto ha un costo mentre il preventivo è  gratuito. Così  molti committenti si chiedono; perché mai scegliere il primo quando va benissimo il secondo e più economico? Bene, sappiate che alla base di questa scelta si trovano molti degli insuccessi dei progetti presentati alle Soprintendenze di tutta Italia

Vi chiedete quale sia la soluzione a questi cinque errori? In realtà è molto semplice; consiste nel parlare con i professionisti del restauro, coinvolgerli nelle scelte. Creare dei gruppi di lavoro con più figure professionali, dove ognuno apporta le proprie competenze. Non abbiate paura dell’aspetto economico, parlatene preventivamente e una via condivisa  si troverà!

 

Questa è la seconda parte dei consigli per i committenti del restauro … a presto le prossime puntate

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SilviaContiRestauroConservativo

COVID19 e campagna elettorale, se li conosci li eviti!

In questo mio blog, parlo di restauro di arte e tecniche artistiche.

Cosa centrerà mai la campagna elettorale con il restauro, vi chiederete! Ebbene c’entra parecchio perché siamo la categoria più snobbata da qualsivoglia schieramento politico. L‘oggetto del nostro lavoro, le opere d’arte? Sono i beni più vilipesi da qualsiasi schieramento politico.  Direi che di motivi per evitarli  ce ne sono parecchi!

C’è la pandemia di COVID19, è ormai un dato acquisito e conclamato, si prospettano scenari oscuri e imprevedibili per imprese e lavoro.

Si faticano a contare i morti e l’insicurezza fa traballare tutte le certezze che parevano acquisite.

E in questo scenario apocalittico che pensavamo di dover vedere solo in  qualche film di dubbio gusto cosa si sta insinuando? Ebbene si proprio lei, con le sue viscide modalità, la campagna elettorale!

Accade già da qualche giorno, sui social  compaiono qua e la dei post che si presentano a primo acchito come uno sfogo, come legittima denuncia di un ingiustizia. Dai caratteri cubitali su fondi colorati si stagliano frasi urlate, secche e grevi, spesso ovvie e banali. In altri casi lunghe e lagnose, sbrodolate sgrammaticate, copiate e incollate.   In entrambi i casi, tra le righe, compare la sagoma del cattivo, mentre il buono ancora non si manifesta, si deduce per la logica degli opposti.

Occulti  candidati, spesso nullatenenti, nullasapienti e nullafacenti, che ambiscono a stipendi da sogno.  Approfittano della pandemia,  del pubblico votante  costretto a casa. Possono contare su una pletora di portatori sani di idiozie, un esercito di  soldatini  che diffonde nella rete, più o meno consapevolmente, un sentimento, che sfocerà in voti sonanti! Et Voila!

Signore e signori se ne uscirete vivi saprete con precisione per chi votare, saprete chi incolpare con certezza per tutti i mali del mondo, saprete chi sono i buoni e chi i cattivi, cos’altro desiderare dalla vita … e come non esserne felici!

Se li conosci li eviti …già!

1 – Il COVID non lo conosciamo e non riusciamo ad evitarlo se non standocene ben nascosti in casa. Ma il COVID19 è un virus primitivo, di quelli con la clava in mano e quando si sarà riprodotto a sufficienza se ne starà buono e fermo in una specie di letargo volontario, giusto il tempo perché si metta a punto un vaccino … e l’avremo sfangata!

2 -La campagna elettorale, la conosciamo anche nelle sue forme subdole. Purtroppo risulta essere meno intelligente del primitivo virus con la clava, perché non ha il buon gusto di fermarsi neppure nei momenti più bui della storia e, con la sua anima da sciacallo, non smette mai di approfittare di qualsivoglia debolezza per imporci mediocri figuri che poi dovremo mantenere ed onorare per lunghi anni!

Penso, spero e confido  nella indiscutibile genialità degli Italiani e cerco, con la pazienza della restauratrice, sotto ai mille strati di schifezze che emerga una classe politica che abbia capacità, disinteresse personale e fantasia per fare nuovamente grande il nostro paese

 

SilviaContiRestauroConservativo

 

Il pensiero del restauro ai tempi del COVID19

Lombardia 14 marzo 2020

Ho mille idee in testa!

Gli argomenti  di cui vorrei parlare nei miei articoli, i molti dettagli tecnici e quelli teorici si affastellano  nella mia mente, restano accatastati, stoccati in un angolo, come nell’area tecnica di un cantiere, in attesa di tornare utili, di ritrovare un senso!

Forse non è il momento, provo una forma di pudore, ho il timore di sentirmi  idiota nello scrivere del consolidamento di un’intonaco o di come riconoscere l’origine delle lesioni di un manufatto. Una idiota, quando i numeri del contagio che leggo sui siti dei giornali paiono un bollettino di guerra.  La guerra noi non l’abbiamo mai conosciuta e, quando l’abbiamo studiata ci pareva  assurda e lontana, mentre questo virus infame è vero e vicino!

Di fronte a questa minuscola e minacciosa forma vivente, siamo indifesi e spaesati. Così piccolo che non è dato vedere, così  insidioso che non è dato trovare! Se ti piglio ti immergo nell’amuchina, anzi nel benzalconio cloruro …  per essere filologica! 

 “Nel silenzio si scoprono le sfumature” mi è stato comunicato proprio ieri ed è vero!

Dobbiamo fare tesoro di questo silenzio mi dico. Approfittarne per  affinare il pensiero, mettere a punto nuovi progetti

Può essere, anzi è certo, che questo evento lascerà tracce profonde nella nostra società e forse potremmo cogliere l’occasione perché queste tracce vadano nella direzione giusta, perché queste ferite e questo dolore servano, con le loro cicatrici dolenti, a cancellare, modificare e correggere le storture della nostra vita sociale

 Così come per la nostra amata professione del restauro, sia mai che il risveglio da questo imposto torpore sia come il primo respiro dopo l’apnea. Porti una sensibilità nuova, una rinnovata visione della conservazione e del restauro di tutti manufatti

Un nuovo rispetto per le tracce della storia

Le prove della vita servono a crescere, le prove collettive ad evolvere e questo è quanto mi auspico!

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SilviaContiRestauroConservativo

Restauro e poesia

In questo articolo ho deciso di pubblicare due poesie, premetto che me ne vergogno

ma del resto:

Ogni cretino scrive poesie

Ogni idiota cogita in versi

Vi sono più aspiranti poeti che artisti 

La poesia è trasversale sgorga dall’anima, che tu sia chierico, dirigente o ferroviere sognante 

In tutti gli esseri banali si nasconde una vena poetica 

Nel recondito anfratto dell’ego sensibile, ognuno è poeta 

Tra questi anch’io 

Mi presento, mi chiamo Silvia e … se ci volete credere, qualche volta scrivo poesie ma, per fortuna, me ne vergogno 

La seconda poesia è sulla professione del restauro … e dopo questo, la mia vena poetica tornerà nell’ombra!:

Vecchie carabattole, oggetti smembrati dalla superficie polverosa in androni vuoti 

Ponteggi impervi in faccia al vento, luoghi irraggiungibili, nati per essere veduti, amati ma non toccati

Caciara di tubi e compressori alternati a silenzi infiniti, tracce di pensieri perduti, alti e lontani

Ricerca di labili frammenti nella fragilità della materia a cui allungare il tempo

Tentativi falliti di testardaggine e pazienza, infine il risultato seguito da effimere celebrazioni e urgenti relazioni 

Si svuotano gli spazi dall’ingombrante presenza  riprende la vita quotidiana di oggetti e luoghi  

Riprende il nostro pellegrinaggio verso nuove superfici polverose

“Addio monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo … quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana.” diceva Manzoni, poiché infine

La professione del restauro è il legame indissolubile dell’anima alle cose che non è dato negare

 

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SilviaContiRestauroConservativo

Virus e restauro

CO-VID 19,  restauro e cavoli a merenda!

Oggi desidero aggiungere un mio pensiero  all’attuale situazione italiana, quella lombarda in particolare. Il contingente problema legato alla diffusione dell’epidemia virale del virulento virus, che si è introdotto con prepotenza nei nostri pensieri  e ha fatto breccia nelle nostre ansie, penso con tristezza alle ricadute su economia e lavoro  e, come sempre raffronto il tutto al nostro mirabolante  mondo del restauro.

Penso alla mia regione a quell’incredibile città che è Milano, capace di ricrearsi sempre e, da sola, trascinare le sorti di un intero e squinternato paese, sulle proprie spalle larghe fatte di  lavoro, poche scuse e tanta abnegazione. Milano non permetterà che tutto quanto venga rovinato dall’impropria gestione di un evento improbabile ma possibile!

e per noi restauratori? Noi restauratori continuiamo a lavorare, nelle chiese più vuote, nei cantieri all’aperto, abbiamo qualche timore, applichiamo regole e restrizioni ma capita persino di trovare parcheggio sotto al ponteggio.

Certo per noi che siamo abituati a rimuovere i depositi di polvere da sopra i cornicioni, che se ne stavano li dal 1560 e potrebbero contenere le spore della peste  del 1630, che entriamo come astronauti nelle celle campanarie dove nidificano i piccioni con tute di carta spaziale e mascherine di carnevale, che rimuoviamo ragnatele nere come la pece. Ecco per noi tutto quanto sta accadendo ha un non so che di  “casalingo” , un sentore di vaga normalità. Nel senso che per noi arrivare a casa e spogliarsi sull’uscio per non introdurre “schifezze”, costruire ponti sanitari tra la porta d’ingresso, la lavatrice e la doccia è cosa da tutti i giorni. Mangiare in posti improbabili e sviluppare anticorpi grandi come lontre pure. (vedi articolo “I restauratori e il cibo”)

Tutto piuttosto normale per noi … se vi fosse bisogno di qualche dritta, contateci!

Il dato incredibile è che sono calati drasticamente i pensionati in osservazione ai cantieri, e quasi ci fa tristezza, vorremmo andarli a chiamare e dire: ” ci manca tanto la vostra opinione”!   In definitiva ciò che manca è la tranquillità del contatto umano

E mentre confido nell’incrollabile razionalità del nord Italia spero che tutto si traduca in utile lezione e  ci aiuti a scegliere in futuro governanti e dirigenti esattamente come se scegliessimo un manager aziendale. Poca apparenza  e tanta competenza!

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SilviaConti  RestauroConservativo

 

Il nodo del Restauro – Vademecum per il committente 1

In questo articolo, anziché parlare da restauratrice per restauratori proverò a parlare da restauratrice per i committenti del restauro. Ho provato a mettermi dall’altra parte, dalla parte del committente e, devo ammettere, il panorama è tutt’altro che semplice.

Ho verificato che non dev’essere cosa facile affacciarsi alla selva degli adempimenti richiesti in caso di restauro da “non addetto ai lavori” e, in caso di manufatto non sottoposto a vincolo dev’essere comunque un bel guaio approcciarsi alla scelta tra la selva di professionisti … e non. Scegliere chi possa fare al caso proprio  e soprattutto distinguere e scegliere tra un intervento conservativo da un intervento mascherato da restauro. E questo vale sia per il committente privato che per lo studio di progettazione. Un vero e proprio nodo da districare

La via del restauro appare la più tortuosa soprattutto se raffrontata a quegli interventi molto diffusi e che mostrano sempre il loro lato “fast & cip”: una settimana e la tua casa splenderà come nuova, niente polvere, niente autorizzazioni, pochi soldi … che altro si potrà mai desiderare ?! Ma la realtà dei fatti è piuttosto distante anche dagli interventi veloci e indolori che normalmente tendono a mostrare l’altra faccia della medaglia entro breve tempo

Proverò a dare dei semplici spunti  affinché chi si approccia in qualità di committente, alla disciplina del restauro, possa distinguere e scegliere più agevolmente 

Le priorità: In primo luogo è utile stendere un elenco di priorità. Analizzare ciò  che si vuole restaurare  in relazione alle altre azioni necessarie o circostanti. Mi spiego meglio, ad esempio la parte di restauro di una facciata nel complesso di un a ristrutturazione più ampia, oppure il restauro del libro storico in relazione ad altre spese necessarie per l’adeguamento degli spazi circostanti. Quindi collocare il restauro desiderato in un elenco di priorità. Stendere un elenco da 1 a 10 e compilarlo. Se il vostro restauro sta tra la posizione 7 e 10, lasciate perdere. Se lo collocherete  tra il 4 ed il 6 potete pensare di affrontare l’avventura. Se il restauro sta tra le prime tre posizioni … non attendete oltre, cominciate a cercare i professionisti!

Fermi! Se temete di non avere fondi sufficienti per realizzare un restauro evitate gli interventi sostitutivi. Del tipo : “chiamo il muratore, l’imbianchino o il falegname anziché il restauratore”… piuttosto di fare male non fate nulla! Oppure scegliete un intervento di messa in sicurezza e attendete tempi migliori. Un qualsiasi intervento inadeguato potrebbe compromettere per sempre il vostro bene storico

I costi: Spesso il restauro conservativo costa meno di quanto non si possa immaginare,  semplicemente non lo si considera una priorità.  Proverò a fare un esempio, mentre ognuno è tranquillamente preparato a spendere decine di migliaia di euro per l’adeguamento di un impianto elettrico o la nuova serranda del garage e non si stupirà certo delle richieste connesse a tali lavori. Salterà sulla sedia non appena il restauratore del legno chiederà un paio di migliaia di euro per il restauro della cassapanca della nonna. Eppure basterebbe abituarsi all’idea del restauro come un atto dovuto agli oggetti che amiamo, che richiede tempo, materiali e competenze e che si, per loro natura hanno un costo!

I professionisti: Nel restauro come in tutte le altre discipline esistono dei professionisti che per giunta possono avere specializzazioni a seconda del bene materiale di cui si occupano. Potrete trovare specialisti dei dipinti e quelli della carta, quelli del legno, degli intonaci, della pietra, dei metalli e così via. Ma spesso pare una disciplina unica, confusa, vagamente nebulosa e molto distante dalla realtà. Per questo motivo si tende a cercare il “sostituto” del restauratore in una figura che paia più gestibile e alla portata di tutti. Il sostituto può essere il falegname … “così bravo che può restaurare” o l’orologiaio che potrà certo dare una lucidata all’antico pendolo di casa, e così via. Ma queste scelte, seppur rassicuranti in prima istanza, potrebbero rivelarsi il passo falso che genererà di seguito  problemi di conservazione dei manufatti artistici. Letto per esteso è un pensiero che pare assurdo, nella stessa misura in cui nessuno dotato di senno, farebbe sistemare la caldaia da un muratore o il tetto all’elettricista. Tuttavia  si rileva come persistente, un affannoso e diffuso tentativo di trovare i sostituti ai professionisti del restauro soprattutto tra i privati ed i progettisti che lavorano per i privati.

Così per gioco provate a cercare i professionisti, parlategli chiaramente delle problematiche, si sa mai che si trovino  delle inaspettate soluzioni nonché delle piacevoli sorprese!

 

Questa è la prima parte dei consigli per i committenti del restauro … a presto le prossime puntate

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SilviaContiRestauroConservativo

Auguri Natale 2019

Ecco le feste!

Natale per i cattolici, Channuka per gli ebrei: più o meno corrispondono. Corrispondono al solstizio d’inverno quando la luce del sole raggiunge il punto più basso e da lì riprende a crescere, una nuova era, una nuova luce e nuova speranza, ogni anno. Così  ci si ritrova avvolti da una coltre di irreale misticità. Diviene più spontaneo, quasi necessario rivolgersi ad un entità superiore, al proprio Dio, rivolgere il proprio pensiero per chi soffre e rivolgerlo a se stessi. Diviene  lecito chiedere e persino sognare … Ed è uno dei pochi momenti dell’anno in cui gli adulti se lo possono permettere!

E, per restare in linea con le tematiche del blog, dove ci si occupa di restauro …  cosa sogna un restauratore, cosa un estimatore del restauro

Il restauratore sogna certo di riuscire a consegnare il lavoro per Natale, delle nuove spatole a foglia d’ulivo forgiate a mano e, il più intrepido una nuova auto … per caricarci un intero cantiere!

Un amante dell’arte ed estimatore del restauro sogna di poter viaggiare e vedere altre opere e altre nuove città 

Ognuno di noi sogna nuovi interventi di recupero del patrimonio storico artistico

Quindi il mio augurio:

Che vi sia Nuova e più profonda coscienza civile nella conservazione dei Beni Culturali e nuovi importanti restauri per tutti, per chi li esegue, per chi se li godrà … un desiderio a scelta per chi ha altro per la testa!

 

 

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SilviaContiRestauroConservativo

Restauro – Elogio della complessità

Ogni giorno viviamo vite complicate, in società complesse dove ogni evento ne genera altri dove ogni adempimento ne prevede consequenzialmente altri, collegati, generati o concatenati che siano.

Non troviamo il tempo per il pensiero creativo  perché la priorità va data ai pensieri banali di sopravvivenza, quelli che generano ansia per partenogenesi,   eccone un esempio: “entro il 32 di dicembre vanno presentati i modelli F91, G45 ed M99: Al fine di presentare il modello M99 vanno precedentemente compilati gli allegati ae e oa. Che,  come tutti sanno,  devono essere presentati entro il sesto mese dell’anno precedente l’ultimo anno di riferimento. Possono essere presentati per invio telematico previa iscrizione, a pagamento, alle tre piattaforme info pratiche. Per i modelli F91 e G45, munitevi di lente d’ingrandimento e leggete le note a piè pagina e se non riuscite sarete sanzionati. Chiaro no!”

Per porre rimedio alle complicanze della vite complicate, vuoi per sopravvivenza vuoi per la pia illusione di fornire un servizio, esistono una moltitudine di strumenti di semplificazione: , associazioni, assicurazioni, commercialisti, startup, piattaforme, eccetera, eccetera.

Ma …lasciate ogni speranza o voi che entrate! Entro breve tempo, questi strumenti di semplificazione, diverranno a loro volta fonte di ulteriore complicazione.

Per ognuno di questi strumenti di semplificazione vi verranno chieste, iscrizioni,  adempimenti entro il, non oltre il, ma solo dal. Una rete di servizi dei quali non potremmo fare a meno ma dei quali non potremo liberarci.

Solo la politica si carica di banalizzazioni, semplifica e “rende tutto facile”, ma questa è un’altra storia.

Cosa c’entra il restauro con tutto ciò? Il restauro c’entra , sempre!

 Già, perché il restauro con la complicazioni ci sguazza. Il restauro è una disciplina complicata per definizione.

Chi pratica la professione del restauro sa cos’è la complessità, ci va a nozze. L’alta soglia di attenzione, le fasi e le priorità da seguire con cura; desalinizzare prima di consolidare, consolidare prima di stuccare, far rigonfiare la colletta prima di scaldare,  analizzare, stabilire le percentuali in base alle varianti … ecc, ecc

Ecco, chi si occupa di restauro con la complessità non ha problemi. Calcolare le variabili, mettere in sicurezza, mantenere la massima soglia di attenzione, garantire l’applicazione di ogni regola, trattenere il respiro ad ogni fase, è cosa di ogni giorno

Non teme neppure il fallimento, perché a volte accade che dopo aver applicato tutte le regole, aver congetturato ogni probabilità, l’opera d’arte ti faccia capire che, no, non ci avevi azzeccato e quella pulitura non funziona completamente, quel consolidamento non è del tutto efficace. E allora via daccapo con pazienza e “attrezzi” rimediati da altre discipline a provare a risolvere i rompicapi che i manufatti antichi si divertono a sottoporci ogni giorno

Chi si occupa di restauro non teme le complicazioni e le discipline rigorose ma non può rinunciare al pensiero profondo, alla riflessione. Analizzare, studiare  questa fase propedeutica e formativa dell’osservazione del manufatto, delle ipotesi,  della comprensione delle circostanze storiche.

 Il restauratore convive tranquillamente con la vita complicata, se solo non ci togliesse il tempo di respirare, di riflettere e di ammirare

Ammirare con il naso in su le guglie di una chiesa, sfiorare una scultura, toccare un intonaco Ma, quando ti fermerai per ammirare un opera, un dettaglio, troverai subito qualcuno che interrompe il tuo momento mistico per venderti un abbonamento ad una fantomatica piattaforma informatica o un opera benefica

 Gli aspetti complicati di ogni evento sono il sale della vita, uno stimolo alla risoluzione dei problemi, una modalità per allenare l’intelletto. Le “cose semplici” non esistono, neppure in natura, chiedete ad un sasso quante ere geologiche ha vissuto per divenire tale e quanta chimica e fisica racchiude in se.

Esiste la banalizzazione dei sistemi complessi, ma questa è un’illusione!

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SilviaContiRestauroConservativo