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Dettagli – Terracotta 2

Il mondo della terracotta, come già mi è capitato di trattare su questo blog, è molto vasto per cui si rende utile suddividerlo in macro aree al fine di  poterlo comprendere ed indagare al meglio.

Questo secondo articolo sulla terracotta si occuperà di un aspetto apparentemente banale, ma su cui ritengo utile indirizzare l’interesse e l’osservazione  è il decoro modulare dell’architettura, ovviamente in terracotta

Se prestiamo attenzione i dettagli o motivi decorativi modulari nell’architettura in laterizio di terracotta sono veramente molti, possono riguardare porzioni sotto gronda, cornicioni, balconi, portali d’ingresso, pennacchi e comignoli

Tutti elementi decorativi che derivano dalla natura modulare intrinseca al mattone o laterizio in terracotta

È una particolare tecnica decorativa che spesso è la risultante dal semplice posizionamento di una fila di  mattoni in terracotta con un angolazione lievemente ruotata, così da creare un elemento decorativo modulare.

Una tecnica semplice ed economica ma di grande impatto decorativo

Questa tecnica decorativa è molto diffusa nell’edilizia storica e monumentale sino all’archeologia industriale. Copre un arco temporale estremamente vasto, che va dal medioevo alla prima metà del ‘900, ma se indaghiamo con attenzione ne troveremo anche prima e dopo tale periodo

Gli elementi modulari che creano dettagli decorativi, nell’architettura storica tendono ad avere oltre che un allettamento ruotato o angolare dei mattoni, anche degli specifici elementi decorativi, magari semplici e a stampo ma che collocati consequenzialmente assumono un andamento modulare ed un aspetto decorativo imponente. Archetti ciechi, colonne tortili, motivi floreali ed altro ancora

Questa stessa tecnica nell’edilizia ottocentesca o nei capannoni dedicati all’artigianato o all’industria è sfrondata dagli elementi decorativi a stampo, resa essenziale e ancor più economica ma tuttavia molto efficace sotto il profilo estetico

Nell’archeologia industriale si utilizza come base decorativa il semplice mattone da costruzione, variandone l’allettamento

Vediamo alcuni esempi: nell’immagine sotto un balcone i cui motivi decorativi sono disegnati dal posizionamento verticale e orizzontale del mattone e dai vuoti da essi lasciati

Nel seguente decoro sotto gronda abbiamo un posizionamento a 45 gradi longitudinale che crea l’effetto cornicione e 45 gradi orizzontale che crea il decoro della fascia

Chissà quanti ne vedrete ogni giorno di questi decori ed ora ne troverete a bizzeffe , buona ricerca

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SilviaContiRestauroConservativo

 

 

Genova, preghiere e speranze

Oggi voglio pensare ad una preghiera, comune a tutte le credenze religiose, per la martoriata città di Genova. Affinché una speranza, una nuova speranza dia vita ad un cristallino e disinteressato amore per il bene comune, quello della nostra povera Italia 

Perché costruire edificare e, più genericamente svolgere con ineccepibile correttezza il proprio lavoro torni ad essere il fondamento di rinascita della società.

La nostra società è  oggi asfittica e decadente . Quando rivolgo il mio pensiero a certe espressioni  dell’Italia contemporanea, mi torna alla mente Sembran fére d’avorio” la poesia di Anton Maria Narducci sui pidocchi della donna amata!

Mi occupo di restauro di opere d’arte , questo blog si occupa di restauro  e non di statica delle strutture ingegneristiche. Ciò nonostante  il crollo del ponte  di Genova  mi induce  pensieri e riflessioni sul lavoro in genere su come si svolge e su chi lo svolge

Sui talenti e sulle capacità spesso frustrate

Sui valori, sull’etica e sulla morale, argomenti che ai più possono suscitare un sorriso di compatimento. Ma sarà attraverso la correttezza professionale, di ogni professione, che il nostro paese potrà riprendere forza e solidità 

Fare bene il proprio lavoro deve tornare a dare una soddisfazione superiore all’appropriazione indebita. L’appropriazione indebita, sia essa di lavori, incarichi, prebende o denaro deve tornare nella sfera dell’illecito

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SilviaContiRestauroConservativo

 

Stelle cadenti e restauratori

In queste notti estive alziamo gli occhi  per vedere le stelle cadenti e speriamo così di realizzare quel nostro sogno, proprio quello … ma già che ci siamo anche quell’altro, quello che teniamo di riserva, non si sa mai che ci sia posto

Anche i restauratori sognano, anzi sono sognatori per eccellenza.

Vediamo cosa sogna il restauratore medio

  • Innanzitutto, il giovane futuro restauratore, sogna di diventare restauratore
  • Dopo di che sogna di poter entrare in quella prestigiosa  scuola per indossare il camice bianco ed accedere a tutti i segreti  del mestiere come fosse l’accesso al paradiso
  • Poi comincerà a sognare di restaurare  quella bellissime opere d’arte. Prima quella che vedeva sempre in quella via dove andava da bambino e poi quella famosissima che spicca da tutti cartelloni pubblicitari, ma si, quella di quel museo famoso
  •  Per ovvia conseguenza sognerà di fulminare tutti i concorrenti che avranno avuto accesso a quelle meravigliose opere al posto suo
  •  Quindi, come per ogni altra categoria umana,  sognerà di diventare ricco e famoso

E le stelle cadenti guardano il folle sognatore e scuotendo il capo gli chiedono inascoltate, ma sei sicuro? Vuoi davvero diventare un restauratore? Sicuro, sicuro?

Le stelle sono buone e … POP! Danno inizio al processo di  avveramento dei sogni dell’aspirante restauratore. Un processo burocratico lungo e tortuoso, quasi come quello della disciplina transitoria della qualifica dei restauratori per darvi un’idea. Loro hanno fatto il loro lavoro, hanno dato inizio al processo ed in parte, esaudito il desiderio

Così dopo qualche anno il nostro sognatore sarà  restauratore, ed ecco che  si troverà a guardare il cielo delle notti d’estate con nuovi sogni da esprimere. Essendosi scordato che, anche se in parte, i suoi sogni si sono avverati

Così accadrà che:

  •  Quando otterremo  quel lavoro che tanto desideravamo, penseremo sia un ovvio compenso per le fatiche profuse
  • Quando il nemico tanto odiato esalerà l’ultimo respiro, piangeremo sincere lacrime di dolore, per colui che nel frattempo era divenuto amico
  • Quando finalmente diventeremo ricchi, probabilmente non ce ne accorgeremo
  • Quando la categoria dei restauratori sarà definita, probabilmente non servirà più a nessuno 

I sogni si avverano, quando lo vogliono loro, non quando lo vorremmo noi

I sogni si avverano siamo noi ad avere la memoria corta

I sogni si avverano, solo dovremmo fare attenzione a desiderare sogni più grandi

E tu , cosa hai sognato un tempo e cosa sogni ora?

 

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SilviaContiRestauroConservativo

 

 

Restauro e datazioni, quali connessioni

Il restauro, come accade di ripetere spesso, è una fase di studio imprescindibile per l’opera d’arte, un occasione unica di vedere, analizzare ed approfondire i dettagli tecnici

Le datazioni delle opere, come ben sappiamo, sono un campo specifico di pertinenza della storia dell’arte. Esse possono avere un origine documentale, ovvero essere supportate da fonti documentali oppure desunte da analisi stilistica e queste sono le più diffuse, perché riguardano quelle opere che hanno goduto di scarsa fortuna critica o comunque le  meno studiate negli anni

Il punto di analisi  di questo articolo è come possa il restauro contribuire alla raccolta dei dati utili a pervenire ad una datazione

In realtà la fase di restauro può contribuire in maniera concreta alla definizione di una datazione di un opera seguendo i tre seguenti punti di studio

1 – Analisi dei materiali anche con il supporto delle indagini diagnostiche. Infatti dal tipo di pigmento utilizzato, oppure dalla dimensione e dalla trama della tela di un dipinto o dell’essenza del legno di una scultura o ancora dal tipo di mestica utilizzata  si possono trarre molti indizi estremamente utili alla datazione

2 – Rinvenimento di dettagli quali firme, foglietti scritte, tipologia dei chiodi, ecc

3 -Analisi e studio della tecnica artistica, anche la tecnica artistica è spesso legata ad un periodo o ad un area geografica ed analizzarla con cura può fornire molti dati utili

Chiaramente l’esperienza personale e il bagaglio culturale di ogni singolo professionista, la capacità di riconoscere ed interpretare i segni  e le tracce nella materia delle opere sono di grande importanza, così come la specifica esperienza sulle opere di un dato artista o di una specifica area geografica può influire ulteriormente alla datazione di un opera

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SilviaContiRestauroConservativo

 

Simboli nell’arte, il Tasso Barbasso

Come spesso è capitato di dire da questo blog, il restauro costituisce un importante fase di studio

Restaurando un dipinto, una scultura o genericamente un’opera d’arte si incontrano dati materiali, dettagli tecnici e conservativi ma anche dettagli stilistici che possono essere, in quella fase, approfonditi con maggiore attenzione.

Un dettaglio simbolico che spesso si incontra negli angoli più reconditi di un dipinto, tra quelle pennellate che potrebbero sembrare di contorno al fulcro della  narrazione sono le piante ed i fiori

Quale presupposto, è buona cosa entrare nell’ordine delle idee che  piante e fiori, soprattutto in tempi antichi, non avevano mai la mera valenza decorativa, ma sempre erano legate ad un significato simbolico.

Un’essenza che mi è capitato di trovare spesso, raffigurata a contorno di opere d’arte, è il Tasso Barbasso. Si tratta di un’erba biennale estremamente diffusa, la possiamo trovare in qualsiasi campo e persino ai bordi di strade e autostrade. Il nome botanico è Verbascum Thapsus. Ha le foglie carnose e coperte di peluria, un fusto molto alto con dei fiori gialli che sbocciano lungo lo stelo. Ha molte proprietà terapeutiche e, in tempi antichi trovava svariati utilizzi. Ha la caratteristica di morire e rinascere in stagioni successive

Ogni restauratore, ogni amante dell’arte ne avrà visti a bizzeffe raffigurati ai margini dei dipinti, inserite così  quasi per caso, come si trovano ai margini delle strade. Sono  per lo più narrazioni sacre, infatti il nostro tasso barbasso ha un valore simbolico estremamente importante di redenzione e rinascita

Non a caso lo troviamo in quasi tutte le fughe in Egitto e in molte altre raffigurazioni. Caravaggio lo amava molto, o forse lo amavano i suoi committenti e lo ha rappresentato in molti dipinti, si vedano i suoi “San Giovanni Battista” o il “riposo dalla fuga in Egitto”

vediamone alcuni

Correggio, “riposo dalla fuga in Egitto” tra le mani del san Francesco inginocchiato abbiamo il Tasso Barbasso

 Caravaggio, “San Giovanni Battista” dei musei Capitolini di Roma, all’angolo in basso a destra troviamo il nostro tasso barbasso

 Caravaggio, “San Giovanni Battista” conservato a Toledo, in questo dipinto il tasso barbasso fa da giaciglio all’agnello

 Caravaggio, “San Giovanni Battista” conservato a  Kansas City ai piedi a destra troviamo ben due tassi barbassi

Rembrandt, “Fuga in Egitto”,  a sinistra del dipinto, il tasso barbasso si sporge come una forma che rincorre l’ombra dei fuggiaschi

Questi gli esempi più importanti ma quanti ne vediamo ogni giorno di questi elementi simbolici che ci vogliono comunicare più della bellezza manifesta dell’arte, il loro messaggio recondito pensato per noi.

 

 

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SilviaContiRestauroConservativo

 

Dettagli – Serti e festoni

Adoro i serti, quando li vedo, in un dettaglio di un dipinto o come elemento scultoreo decorativo dell’architettura, non posso non pensare alla loro antichissima origine e al fatto che incredibilmente perdurino con la loro valenza decorativa da moltissimi secoli.

I serti, comunemente definiti anche festoni sono elementi decorativi derivanti dalla cultura classica

È così solito ritrovarli frammisti alle narrazioni religiose, nei dettagli dell’architettura  di epoche diverse che a volte se ne scorda il senso.

I serti in origine erano la forma decorativa più naturale, composti da elementi naturali, rami, foglie, frutta e fiori che si utilizzavano per decorare i templi e are pagane.

In età ellenistica cominciarono ad essere riprodotti sotto forma scultorea, come imitazione della natura, a decorazione di bassorilievi e fregi  e da li non ci hanno mai abbandonato.

In età rinascimentale  questo elemento decorativo ebbe un nuovo impulso di diffusione a seguito della scoperta della Domus Aurea e delle sue famosissime “grottesche”

Così i grandi artisti rinascimentale e, a seguire tutti gli artisti minori le hanno utilizzate come elemento decorativo in caso di dipinti con narrazioni religiose, decorazioni civili di ville o palazzi in pietra o stucco. Nel periodo barocco cosa poteva mai essere più adeguato e versatile alle forme espressive di quel periodo fiorito

Poi nel settecento di nuovo, un nuovo impulso di diffusione in ricordo e ad imitazione della classicità

Insomma i serti segnano tutta la storia dell’arte e nonostante la loro chiara e dichiarata essenza classica, assumono e si adeguano alle caratteristiche forme espressive dei vari periodi storici, senza abbandonare le origini antiche che ci evocano in ogni istante

Adoro i serti di ogni epoca ed ogni età

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SilviaContiRestauroConservativo

Storia di un muro qualunque

È convinzione comune che i muri non possano  ascoltare, sarà forse vero, ma quel che è certo e che i muri sanno parlare,  raccontano delle storie affascinanti a tratti avvincenti. Non possiamo non ascoltarle perché   la loro è anche  la nostra storia

Adoro guardare i muri, sfiorare le superfici ed ascoltare la loro voce, certo potrei essere considerata “strana” ma non so resistere … vediamo se riesco a traviare anche voi!

Ecco un esempio

Questo è un muro di recinzione annesso ad un palazzo storico della città di Brescia. Questo muro circonda l’area di pertinenza, il cortile, che forse prima è stato  giardino. È costruito in laterizi e conci di pietra calcarea bianca o marmo di Botticino, probabilmente conci di riuso, derivanti da qualche edificazione più antica o addirittura frammenti di muratura antica utilizzati come piede della muratura

Per cominciare vediamo una lettura stratigrafica

Poi individuiamo i tamponamenti

I tamponamenti delle antiche aperture per via della tecnica con la quale sono eseguiti, sono comunque piuttosto antichi, potrebbero essere seicenteschi

Infine analizziamo i dettagli

È molto interessante notare che, all’interno dello spessore dei tamponamenti vi è un intonaco di finitura di grande qualità, realizzato con tecnica a fresco , li possiamo intravedere dalle fessure lasciate dai conci di tamponamento

Questo ed altri dettagli ci dicono che il nostro muro era una porzione di edificio piuttosto importante

Troviamo un bellissimo lacerto di affresco quattrocentesco, lasciato intravedere da una caduta dell’intonaco, si trova  al di sopra di una delle aperture tamponate, ed ha uno  stato di conservazione molto preoccupante. Una testimonianza storica di estremo interesse che ci racconta molto di quel muro e di ciò che poterebbe essere stato in precedenza

In estrema sintesi il muro analizzato potrebbe essere stato un edificio quattrocentesco,  con affreschi di finitura che a sua volta aveva utilizzato i frammenti di edificazione preesistenti. Una costruzione complessa con stratificazioni successive, che  nel ‘600 è stato  inglobato quale muro di cinta di un sontuoso palazzo. In quel periodo è stato tutto ricoperto da intonaco, che in tempi recenti ha subito rinzaffi cementizi e le cadute che ci hanno consentito la lettura

Questa un ipotesi di lettura, fatemi sapere le vostre interpretazioni

 

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SilviaContiRestauroConservativo

 

I segreti della luce radente nel restauro

Chiunque si occupi di restauro conosce perfettamente i segreti della luce radente

Si tratta di un semplicissimo procedimento che si utilizza in fase di analisi dell’opera per valutarne lo stato di conservazione, per sondarne i dettagli e gli eventuali segreti.

Consiste nel porre una luce radente rispetto alla superficie  dell’opera sia essa un dipinto su tela, un affresco, una scagliola policroma, un intonaco o altro ancora

La superficie dell’opera d’arte a luce radente si spoglia di molte delle apparenze tipiche dell’illusione ottica e ci mostra la superficie della materia da un nuovo punto di vista.

Anche per gli addetti ai lavori analizzare una superficie dipinta a luce radente riserva  spesso sorprese inaspettate.

La visione si scompone immediatamente in un volume che era negato dal valore semantico del dipinto e ci svela le tracce della sua storia.

A luce radente possiamo analizzare la trama di una tela ed i punti di giunzione tra le patte

Un affresco visto a luce radente ci può mostrare i distacchi della superficie pittorica e dell’intonaco, le tracce dei ferri utilizzati per lisciare la superficie, tracce di chiodo o spolvero, le parti di intonaco risarcite o integrate e, qualche volta i ritocchi

La superficie di una scultura  in bronzo  o in terracotta ci può mostrare i punti di assemblaggio tra le porzioni scultoree

Per le superfici intonacate ci aiuta a stabilire i livelli, le sovrapposizioni e gli eventuali danni da distaccamento degli intonaci

Insomma la luce radente è un alleato fedelissimo per chi ama analizzare e comprendere  l’arte

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SilviaContiRestauroConservativo

 

Dettagli – Terracotta 1

La terracotta è il mondo, è un materiale estremamente diffuso, così versatile che vi sono state costruite intere città.

Le tecniche di utilizzo dell’argilla hanno mille e più  diramazioni specifiche ma nell’essenza resta una delle tecniche più antiche ed essenziali  dell’ingegno umano

La terracotta deriva dall’argilla, l’argilla è un conglomerato non sedimentato di minerali argillosi, per lo più derivanti dal dilavamento o stagnazione in acqua, di rocce contenenti  tali minerali (fillosilicati, a loro volta composti da molti altri minerali; alluminosilicati, caolinite, silicati idrati d’alluminio, eccetera ) I manufatti in terracotta sono detti “Fittili”

L’argilla allo stato umido si presenta in blocchi o conglomerati dall’aspetto viscido e compatto . Il colore dell’argilla può variare a seconda degli ossidi in essa contenuti e sostanzialmente dai luoghi di provenienza. Il tipico colore rosso della terra cotta è dettato dall’ossido di ferro che si manifesta a seguito di cottura.  Tale composto umido è malleabile e plasmabile, allo stato essiccato perde elasticità e mediante cottura diviene terracotta 

Con la terracotta si possono fare i mattoni utili per l’edificazione di case e palazzi, oppure si possono plasmare manufatti decorativi e artistici, oppure ceramiche di rivestimento, pavimenti, vasellame o porcellane.

La differenza sostanziale tra laterizio da costruzione e le porcellane sta nel grado di depurazione dell’argilla. Più l’argilla sarà depurata e più compatto e meno poroso sarà il manufatto cotto. Le terre cotte meno porose sono le porcellane o il grès che solitamente sono caratterizzate da un colore chiaro, quasi bianco, dettato dal caolino che compone in maggior parte l’argilla molto depurata

Altro dettaglio differenziale sta nella finitura di superficie della terracotta. L’argilla lavorata, essiccata e colorata con ossidi metallici a seguito di cottura diviene maiolica. Ovvero gli ossidi policromi stesi sull’oggetto in terra cruda, allo stato di polvere, una volta cotti (980 gradi circa) si fondono, variano di colore, si stabilizzano e creano un sottile strato di finitura assolutamente coeso al manufatto fittile, rendendolo policromo lucido ed impermeabile

La lavorazione dell’argilla è assolutamente versatile e può essere realizzata a stampo oppure plasmata a mano. È molto diffuso ed è meraviglioso trovare su di una tegola o un mattone antico le tracce delle dita che l’hanno lavorato

È molto interessante osservare i decori realizzati con la terra cotta, tra le vie delle città, ve ne sono di antichissimi e di recenti, alcune decorazioni soprattutto quelle dell’architettura, sono ottenute semplicemente allettando il mattone con un angolazione lievemente inclinata e ripetuta sino a divenire cordolo modulare.

Altri decori sono figurativi o scultorei e, dall’attenta osservazione, possiamo dedurre se siano realizzati a mano oppure a stampo o ancora a stampo e poi finiti a mano.

È bene rammentare che  i decori in terracotta hanno delle dimensioni limitate in relazione a quelle  del forno di cottura, per cui sono modulari e, se sembrano molto grandi, significa che sono stati assemblati con grande cura

Anche il semplice mattone da costruzione racconta la sua storia a chi la vuole ascoltare. Dalle dimensioni del mattone dal suo colore e dalla porosità si possono dedurre le fornaci di provenienza e le datazioni.

Dalla superficie scabrosa o liscia del mattone possiamo capire se era nato per essere intonacato oppure per essere finito a vista. Tra quelli nati per essere “finitura” possiamo anche scovare tracce di sagramatura. Una meravigliosa antica tecnica che prevedeva il trattamento superficiale dei mattoni con della calce idrata ed altra polvere di cotto, spesso stesi sulla superficie mediante l’azione abrasiva di un mattone strofinato in senso rotatorio sulla superficie. Il risultato della sagramatura è quella lucentezza naturale della superficie, dello stesso colore del mattone ma di tono più scuro in corrispondenza del mattone e lievemente più chiaro in corrispondenza della malta di allettamento.

Le grandi sculture in terracotta policroma sono dei manufatti affascinanti nei quali l’arte e la sapienza tecnica raggiungono altissimi livelli  e che approfondirò in un prossimo articolo

 

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SilviaContiRestauroConservativo